Le aziende oggi devono per forza stare su un Social network?

Mi capita spesso di cercare risposte a questa domanda e di solito lo faccio partendo da me e dalla mia esperienza.
Come professionista e anche come genitore.

Stare sui social non significa fare business con i social.

Come professionista seguo regolarmente corsi di content marketing e di social media management. Ho aperto la mia pagina Facebook aziendale praticamente insieme alla Partita IVA, per poi passare mesi a chiedermi “Perché!? Perché non pubblico mai niente?“.

La risposta è semplice: sapere non significa essere.
Sapere che si deve stare sui social, non significa essere pronti a starci.

Ovunque però si legge che sì, oggigiorno le aziende devono assolutamente stare sui social.
E così imprenditori e manager finiscono per sentirsi inadeguati se non aprono una pagina su un qualche social network.

A te, imprenditore, io dico “No”.
So di andare controcorrente, ma non è obbligatorio che la tua azienda sia per forza social.

Dipende dal tipo di azienda, innanzitutto.
Ma anche da quanto tu senta il bisogno di andare là dentro (ai social) e raccontare il tuo lavoro.
Farlo perché ti senti obbligato avrà solo un risultato (anzi tre):

  1. Avrai sempre qualcosa di più importante da fare che pubblicare un contenuto
  2. Ti sentirai (ancora) inadeguato
  3. Non otterrai risultati e ti convincerai che i social non servono a niente

E lo sai perché?

Perché per dare un senso alla presenza online, e in particolare social, servono:

  • Tempo da investire per lavorare sui contenuti.
    Si tratta di preparare un piano editoriale, scrivere i testi, raccogliere le immagini, gestire commenti e fare rete.
    Non è un lavoro che si può fare nei ritagli di tempo, altrimenti, lo sai bene, ci sarà sempre qualcosa di più urgente o importante da fare.
  • Risorse dedicate che si (pre)occupano di gestire e monitorare i profili.
    Non basta prendere il primo venuto (che spesso è l’ultimo arrivato) e dirgli “Questa è la nostra pagina Facebook, pubblica qualcosa ogni tanto”. Occorre conoscere le dinamiche, i linguaggi, gli strumenti e anche sapersi comportare e saper parlare. Il modo in cui comunichi sui profili social definisce la tua identità aziendale digitale. Mica pizza e fichi.
  • Contenuti da condividere. La quantità dipende dal tipo di social, ma per esserci come si deve, servono contenuti di valore pubblicati regolarmente. Ma soprattutto, devi poterti sentire libero di raccontare il tuo lavoro. Se sei imbavagliato da accordi di riservatezza, segreti industriali e diritti di esclusiva, o cambi strategia, o scavi alla ricerca di contenuti adatti (il che richiede tempo e risorse).

Essere sui social non è obbligatorio. Ma se decidi di esserci, è obbligatorio esserci per bene.

Se la tua pagina è trascurata, le informazioni non sono aggiornate e i contenuti sono vecchi, l’immagine che della tua azienda avranno gli altri, indovina quale sarà?

Se ogni contenuto parla una lingua diversa, le risposte ai commenti non sono adeguate (o non ci sono affatto), messaggi, servizi o prodotti non sono chiari, l’immagine che della tua azienda avranno gli altri, indovina quale sarà?

Curare un profilo social richiede tempo, impegno e fatica. Se non sei disposto a metterlo tra le priorità, non significa che sei ‘cattivo’, significa solo che per la tua azienda non è il momento adatto per investirci.

Sono sicura che quando i social media diventeranno fondamentali per il tuo business, troverai il modo di esserci.

Vale però la pena farci una riflessione, metterti comodo e chiederti se non lo fai perché non serve o perché richiede un cambiamento; e cambiare (lo sappiamo), è difficile.

Nel frattempo non preoccuparti, si possono fare tante altre cose, per raccontare e promuovere il tuo lavoro.

Possiamo lavorare ai contenuti del sito web o della documentazione aziendale, migliorando l’efficacia del racconto.
Possiamo far conoscere il tuo lavoro attraverso comunicati stampa, organizzare eventi per i clienti o la partecipazioni a fiere di settore.
Possiamo valorizzare la competenza tecnica con video e servizi fotografici, migliorandone la forza comunicativa.

La marcia in più della maternità

Se sei stato attento, all’inizio ho detto che cercavo risposte alla domanda “Le aziende oggi devono per forza stare su un Social network?” sia come professionista che come genitore.

Ecco, come l’essere genitore contamini anche il mio essere professionista, non te l’ho ancora raccontato.

Quello che devi sapere, è che pedagogia, psicologia e crescita personale sono temi che, soprattutto da quando ho due piccoli umani da tirare su, mi appassionano particolarmente.

Se anche tu hai figli ti sarai accorto che il “Si fa così perché lo dico io” non funziona.
O meglio, nel breve periodo potrebbe anche funzionare, i nostri figli faranno quello che gli diciamo, altrimenti sono guai, ma appena saranno fuori dal nostro controllo, faranno di testa loro.

Cosa ci abbiamo guadagnato, quindi, nel lungo periodo? Io un sospetto ce l’avrei: principio non interiorizzato e mancanza di fiducia.

Con le aziende è pressoché lo stesso.
Andare sui social solo perché va fatto, senza capirne rischi e benefici, avrà come risultato una pubblicazione a singhiozzo e senza strategia, mossa da pressioni esterne e non da una fiducia verso lo strumento.

E come accade con i bambini, e come diceva Alberto Hurtado:

È più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, per educare bisogna essere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *